Virzì stavolta stupisce con ”La Pazza Gioia”

'LA PAZZA GIOIA' DENTRO LA FOLLIAVilla Biondi è una comunità terapeutica per donne con disturbi mentali ritenute socialmente pericolose. Tra di esse c’è Beatrice Morandini Valdirana, una nobildonna caduta in disgrazia che vive ancora nel ricordo del lusso a cui era abituata e che dispensa continuamente consigli alle altre donne della comunità pur non riuscendo a instaurare nessun rapporto di amicizia. Un giorno si presenta in comunità Donatella Morelli, una giovane molto magra, chiusa in se stessa, con un passato turbolento e con un figlio che non vede da molto tempo. Beatrice prende subito in simpatia Donatella e, dopo aver lavorato presso un vivaio lì vicino, le due scappano prendendo un pullman. Sarà l’inizio di un viaggio che le porterà a conoscersi reciprocamente, confrontandosi coi propri passati e le proprie insicurezze.
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Del film ”La pazza gioia” colpiscono molte cose, non ultima la bellezza degli scenari toscani, dalle campagne pistoiesi al mare. Mare che ha sempre il ruolo di “momento di svolta” nella storia di Donatella, una delle due protagoniste. Ma soprattutto colpiscono le due figure di donne, splendidi ritratti di follia e disperazione, di mancanza di limiti, di folle ricerca di una gioia impossibile che poi, paradossalmente, proprio grazie a quella follia che rifiuta ogni limite, sembra diventare possibile. ”La Pazza Gioia”, dodicesimo film in 22 anni per Virzì, è un atipico road-movie al femminile che strizza volutamente l’occhio a Thelma e Louise e conferma l’unicità del cinema virziniano, in grado di spaziare tra i generi con delicatezza estrema, oscillando continuamente tra il sorriso e la commozione. L’unico vero erede dei grandi autori della commedia italiana che fu torna in questo caso nella sua amata Toscana, alle porte di Montecatini, dopo aver conquistato David e Nastri grazie al freddo e cinico nord de Il Capitale Umano. Nel farlo Virzì si è affidato a due attrici che possiamo ormai quasi considerare due ‘volti’ del suo cinema, ovvero la moglie Micaela Ramazzotti, qui al suo terzo film con lui, e Valeria Bruni Tedeschi, vincitrice di un David proprio con Il capitale umano.
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Beatrice e Donatella, il vero e proprio fulcro della pellicola, sono le due Thelma & Louise del racconto. La prima impersonata superlativamente da una vulcanica ed istrionica Valeria Bruni Tedeschi. La seconda da una complessa/complicata Micaela Ramazzotti (che ha lavorato su un credibilissimo accento toscano, malgrado la sua romanità), a volte bambina, come per proteggersi dalle infelicità patite da adulta, altre donna. Due anime, quelle di Beatrice e di Donatella, tanto diverse quanto fuse in una perfetta simbiosi emozionale, di cui non possono fare a meno per cercare di sopravvivere in una società che le rifiuta in quanto etichettate come “non idonee”.

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