‘Quando un Padre’: Butler a un bivio

quando-un-padreDane Jensen (Butler) è un “cacciatore di teste” che per anni ha passato la maggior parte delle giornate in ufficio per dare il miglior tenore di vita possibile alla sua famiglia. La sua esistenza cambia improvvisamente quando uno dei suoi tre figli si ammala gravemente. ”Quando un padre” di Mark Williams (produttore qui all’esordio nella regia) vede coinvolto nel ruolo di protagonista l’action man Gerard Butler, qui spietato recruiter al servizio di Ed (Willem Dafoe), manager senza scrupoli e assetato di potere e soldi, coadiuvato sul set da Alfred Molina, Gretchen Mol e Alison Brie. Con l’insorgere di questa sconvolgente realtà, Dan inizierà un’evoluzione psicologica che lo porterà a rivedere la sue priorità. L’happy ending finale, nel quale l’uomo si redime da tutte le sue colpe e mancanze, è assicurato.
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Dane non ha uno stipendio fisso, guadagna a provvigioni su ciascun candidato che viene selezionato. Questa continua sfida nel raggiungere un determinato guadagno lo porta a stare in continua tensione, sempre incollato ad un telefono ed a vivere poco la sua famiglia. Per lui tutto questo dinamismo costante non rappresenta un problema perché lui lavora e cerca di dare il massimo per poter garantire ai propri cari un tenore di vita tranquillo e agiato. Ma Dane, che ha un capo ancora più senza scrupoli di lui, lo fa per il successo, per i soldi, anche per l’adrenalina che gli dà raggiungere e superare gli obiettivi mensili. E non lesinando mezzi alquanto spregiudicati, se non spregevoli: come “usare” un ingegnere alle soglie dei 60 anni, disoccupato, come “esca” per piazzare poi persone più giovani; o diffamare un lavoratore scelto al posto del proprio candidato. Quando poi il capo – che ha voglia di godersi la vita dopo aver lavorato troppo – lo mette in concorrenza con una collega per il massimo posto dirigenziale in azienda, la lotta diventa senza esclusione di colpi bassi. Anche quando è in famiglia, in realtà con la testa è al lavoro: con i tre figli Dane ci sta poco ed è spesso insofferente, con la moglie (molto comprensiva) è pieno di pretese. Ma quando Ryan si ammalerà, per lui e per la moglie inizia un inferno di paura e di dolore. E le priorità di Dane cambieranno drasticamente. Come fare però con un lavoro che non gli lascia tregua?
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Il regista muove le corde drammatiche dello spettatore, giocando su quei temi che universalmente toccano il cuore di ciascuno. È un film che vale la pena di essere visto quanto meno per poter fare un bilancio della propria vita e ricordarsi cosa è veramente importante per ciascuno di noi. È sempre un piacere ammirare l’enorme talento di un attore del calibro di Willem Dafoe (anche se in un ruolo marginale, al limite del cameo) ma anche del più giovane Butler. Il loro talento arricchisce il classico esempio di prodotto medio sfornato dall’industria hollywoodiana.

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