L’amara realtà del ghetto in ‘Moonlight’

moonlightMoonlight si svolge in uno dei luoghi di subalternità più eclatanti degli Stati Uniti contemporanei: i ghetti urbani abitati da afro-americani o da ispanici, pieni di case popolari, con un fiorente mercato della droga, una diffusione capillare di armi etc. Luoghi di disagio che, appunto, compaiono nel discorso dominante sono nella forma del crimine e della violenza. Chiron cresce scontrandosi con la forza d’urto di un microcosmo machista, orientato verso la sopraffazione e l’annullamento dell’altro, unico veicolo per l’affermazione di sé.
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Chiron ha alle spalle una madre tossicodipendente e un’infanzia scolastica all’insegna delle vessazioni del bullo di turno. Chiron bambino vive con una madre insieme protettiva e assente, soggetta com’è alla sua dipendenza da crack, e lui, Chiron, si ritrova a doversi arrangiare da solo, in quell’ambiente di coetanei violenti e di adulti che lo sono anche di più, padre che non c’è, degrado diffuso indotto da quella roba lercia che sono i cristalli di crack. A occuparsi di lui arriverà sorprendentemente Juan (Mahershala Ali, premio Oscar), il boss dello spaccio della zona, un nero cubano che nel quartiere ha costruito il suo habitat e il suo regno. Con lui, e la sua ragazza Teresa, Chiron troverà una specie di famiglia numero due, e, quando saprà che Juan è il pusher di sua madre, sarà la scoperta di come male e bene possano intrecciarsi nella stessa persona. Juan gli insegna come sopravvivere al ghetto, ed è agli occhi di Chiron un modello maschile di riferimento, possente e compassionevole insieme.
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Nella seconda parte, nel capitolo adolescenza vediamo uno Chiron all’incirca sedicenne costretto a subire la brutalità del piccolo boss della scuola, oltraggiato quale faggot per via dei suoi modi troppo morbidi e il suo scansare la violenza. Chiron fatica a classificare se stesso in base al proprio desiderio sessuale, si prende del faggot, frocio, senza sentirsi intimamente gay, o forse senza volerlo riconoscere. Moonlight, attraverso lampi essenziali e un intelligente lavoro di elissi, non solo racconta il calvario emotivo di Chiron, ma di tutto un popolo emarginato. La parabola deterministica di Chiron, costretto ad attraversare le tappe obbligate già stabilite per lui (la miseria, la violenza, la prigione e il crimine), è la stessa degli altri coprotagonisti, uno per tutti lo splendido spacciatore morale di Mahershala Ali, costantemente in lotta tra il “personaggio” sociale che deve interpretare e l’uomo etico che, invece, è. p.s.: Pellicola che definisco ”Amaramente brillante”.

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